1 aprile 2015
Ci troviamo sulla terra, quasi duemila anni dopo la Santa Cena, dopo lotte, sangue, sogni e nostalgie immense. La storia si svolge, va avanti e contiene in sé tutte le tenebre della Caduta e tutta la luce e il profumo della Redenzione portata quella sera di duemila anni fa.
Se nella nostra anima circondiamo di venerazione il mistero sacramentale che Cristo ci ha lasciato per amore, allora, anche senza comprenderne la tecnica sacra, vale a dire la Parola eterna che lo produce, vi assicuro, io che sono molto povero, che il mistero sarà dinanzi a noi come un libro aperto e “leggeremo” la santa legge sacramentale dell’Eucarestia e di tutte le realtà divine.
Ma prima dobbiamo abbassarci e lavare i piedi; dobbiamo partecipare all’agonia di Cristo al Getsemani. Questa’agonia non era quella della morte; è stata immensa perché Egli vedeva tutta la storia umana, tenebrosa e cruenta. Per questo ha chiesto, se era possibile, che il calice fosse allontanato da Lui. Non ha pregato chiedendo di non morire – per questo era venuto – il calice non era la morte. Ha pregato, ha sofferto, ha sudato sangue ed ha implorato per noi, per tutta la storia, per tutti gli uomini, perché il loro destino fosse mutato.
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